Martedì 19 Aprile
Appuntamento a
Rapallo alle 9.00 o giù di lì.
Sergio è arrivato la mattina stessa con l’IC da
Milano, per questa giornata che ci vedrà di nuovo pedalare insieme dopo la Randobefana di gennaio. Anch’io arrivo in treno, altrimenti i chilometri a fine giornata diventerebbero un po’ troppi.
Io sfoggio ancora la divisa invernale, nonostante il cielo limpido faccia pensare che presto il sole scalderà l’aria, e infatti nell’arco della giornata avrò da pentirmene.
L’
Aurelia scorre veloce sotto le nostre ruote: di solito quando giungo qui in bici ho già un po’ di chilometri in cascina, compresa l’indigesta salita di Ruta, ma oggi tocca alla
salita delle Grazie aprire le danze. Giunti a
Chiavari lasciamo la costa. Ci attende l’unico tratto un po’ noioso e abbastanza trafficato per arrivare a
Carasco. Svolta alla rotonda e da qui, risalendo il
torrente Sturla, ha inizio la strada per il
Passo della Forcella, che noi percorreremo fino a
Borzonasca. Sosta al bar per un caffé e…. come resistere alla tentazione di un bel krapfen pasciuto che mi guarda dal cabaret sul bancone?
Sergio mi fa notare che non è proprio lo spuntino ideale, visto che proprio dalla piazza de paese, a 10 m. dal bar, parte la salita clou della giornata, che presenta da subito le sue credenziali con un bel toboga tra il 10 e il 12%. Beh vorrà dire che sarà tutta colpa del krapfen… alibi perfetto!
E' da molto tempo che non mi cimento su una salita “vera” con pendenze così arcigne, con punte al 15%, me la ricordavo dura anche quando la mia preparazione era tutt’altra cosa: come me la caverò oggi? Il primo tratto duro mi vede passare (quasi) indenne, poi ci aspetta un passaggio in contropendenza, in attesa del secondo “sussulto”, nuovamente a doppia cifra.
Sergio è poco più avanti e mi “controlla” con la coda dell’occhio. Nuovamente la strada scende facendoci perdere preziose decine di metri conquistati faticosamente. L’ultimo troncone è micidiale, e un tornante al 15% alla fine di un tratto molto duro mi vede spingere la bici a piedi, rimpiangendo i giorni di smalto migliore….
Poco prima di
Acero incrociamo
Flavia, ci salutiamo festosamente e la presento a
Sergio, che la conosce avendogliene io più volte parlato. E’ passato tempo dal nostro ultimo incontro: il caso ci ha fatto incrociare le ruote diverse volte sulle strade più sperdute di Liguria, mi fa piacere ritrovarla vitale e positiva come sempre nonostante una dura prova che ha dovuto superare. Invidiabile la sua forza e il suo carattere aperto e positivo. Ci congediamo, sapendo che di nuovo un giorno o l’altro ci incontreremo in bici lungo una salita e ci saluteremo come vecchie amiche, pur non sapendo quasi nulla delle nostre vite. Ciao
Flavia, a presto!
La via di Acero sale verso la Forcella aprendo la visuale sul versante opposto della valle, percorso invece dalla salita “classica”
Sosta banana…
Dopo l’ultimo balzo, finalmente ad
Acero la salita si fa un poco più dolce, la strada si è lasciata il bosco alle spalle e adesso taglia di traverso la montagna di roccia viva, con un aspetto di strada alpina a neanche 900 m. di quota. Le ferite dell’ultima alluvione sono state risanate anche qui, con un lavoro immane da parte dell’amministrazione che ha dovuto sgombrare frane e detriti ricostruendo parti della sede stradale. Considerando tanto lavoro per un transito sì e no di 20 auto a settimana, per
Sergio il disarmante confronto con l’inesistente manutenzione delle “famose” strade colabrodo dell’Oltrepo, cui lancia strali e invettive, è inevitabile.
Ecco qua, il
Passo della Forcella è conquistato, per la semi-sconosciuta, nascosta, affascinante, tortuosa e…. faticosa
via di Acero!
Ultimo tratto prima di giungere al Passo
Ci siamo!
All’ombra della Cappelletta, un ultimo sguardo indietro
Il percorso era deciso fino a qui, anzi no…. la tappa d’obbligo è qualche chilometro più in là, a
Cabanne, alla “mitica”
trattoria Paretin, che ancora una volta non ci negherà gli immancabili panini imbottiti generosamente con gustosi affettati: se la vita ha poche certezze,
i panini di Paretin senz’altro sono una di queste!
Tant’è che
Sergio fa pure il bis!
Decidiamo così di proseguire lungo la strada di fondovalle della
Val d’Aveto. Le possibili deviazioni non mancano, ma tutto sommato un po’ di relax non guasta: godere della reciproca compagnia è il valore aggiunto di questa giornata, non serve cercare ad ogni costo “l’impresa” da raccontare. Eppoi, anche se mi spiace ammetterlo, comincio a sentire la fatica rispetto a
Sergio molto più brillante e in forma di me.
Il piccolo borgo di Cabanne
Oltrepassata
Rezzoaglio arriviamo infine alla diramazione della strada per
Cattaragna: le immagini dell’alluvione e delle frane dello scorso settembre avevano reso irriconoscibile questo tratto di strada, riducendolo ad un’immensa pietraia: non è ancora finito, ma è stato fatto un gran lavoro di risistemazione in questi mesi.
Decidiamo di fare dietro front: il tempo è volato, e i 70 km. percorsi andranno raddoppiati per il rientro. Oltretutto sto cedendo alla stanchezza (probabilmente la dura salita di
Acero sta presentando adesso il conto). E quando a tratti la strada, seppure larga e a due corsie, si espone sulla gola scavata dal fiume, devo mio malgrado rallentare o viaggiare centrale sulla carreggiata per non “vedere giù”. Maledette vertigini.
So che siamo in ritardo, ma devo chiedere a
Sergio una sosta extra da
Paretin, cercando energie in una fetta di crostata. Ora va meglio.
Ecco di nuovo il
Passo delle Forcella. Ci attende la lunga discesa, questa volta per la via classica.
“Non fare numeri adesso…. vai!” mi dico. E per circa metà discesa tutto fila liscio: la strada, le curve e contro curve, il sibilo della catena, scendo giù tra i 30 e i 40 all’ora, a seconda della sinuosità della strada.
Ma d’improvviso insorge, in modo subdolo, senza spiegazione plausibile, l’ansia da discesa che non riesco a ricacciare indietro. Era andato tutto bene finora. La magia dei 40 all’ora è svanita e mi ritrovo a scendere a 15 tra mille titubanze. Trovo
Sergio ad attendermi a
Borzonasca: il ritardo è ormai abissale e non più recuperabile, anche se, giunti ormai in fondovalle, cerco di far girare al meglio le gambe. Ma ci si mettono pure il vento contrario e il traffico in aumento man mano che ci avviciniamo a
Chiavari.
La strada della Val d’Aveto poco dopo Rezzoaglio
Le case di Castagnola (…. credo)
Il bivio per Cattaragna
A settembre era ridotto così (le seguenti foto sono tratte da Internet)
A
Chiavari decidiamo per l’unica cosa logica.
Sergio ha molta fretta e ha un passo decisamente superiore al mio. Io, che già normalmente sono più lenta, sono piuttosto stanca.
Ci salutiamo qui. Lui ha qualche chance di contenere il ritardo, io cercherò di amministrare al meglio gli ultimi spiccioli di energia per arrivare a
Rapallo senza schiattare.
Chissà poi perché ero così stanca, certo questo è un periodo di stress e di poco allenamento per motivi extra-ciclistici, ma stento a ricordare altre uscite, anche molto più impegnative, che mi abbiano “consumato” come quella di oggi.
Bella giornata, con tutti gli “ingredienti” al posto giusto: compagnia, paesaggio, meteo. Mi spiace però dover sempre abusare della benevolenza del mio compagno di pedale.
Grazie una volta di più a
Sergio…. mi raccomando, fai il pieno di pazienza prima della prossima uscita insieme!
Distanza: 137,63 Km.
Dislivello: 1905 m
Media: 19,05 Km/h
Bpm: 85 min/176 max
Consumo: 3043 Kcal
Qui il percorso:
https://www.strava.com/activities/550564705
Ciao!